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The Soft Bubble Room


The Soft Bubble Room, 2008-2010

Federico Errante artista: The Soft Bubble Room, 2008-2010 - installazione d'arte contemporanea realizzata in soft bubble

* The Soft Bubble Room, 2008-2010 – installazione: soft bubble bianca e nera, 530x465x245cm (24,7mq) – dettaglio interno: veduta parziale ad angolo

L’opera presenta una biografia del nostro tempo raccontata con i resti di questa società consumistica e le tracce dell’esistenza quotidiana, che si susseguono lungo l’esterno e l’interno della stanza.

Come un santuario della modernità, l’installazione accoglie il visitatore da lontano e rivela il proprio percorso di sintesi tra mondo spirituale e sfera terrena, mettendo in scena un dialogo in bianco e nero tra vita e non vita.

I due colori scandiscono le coordinate spaziali dell’ambiente in coppie di opposizioni simboliche: esterno nero e interno bianco, pavimento nero e soffitto bianco.

La stanza diventa così un luogo di riflessione personale e denuncia al consumismo.

INTERNO

All’interno il pavimento è morbido, ricoperto di piastroni quadrati realizzati in soft bubble.

Dal soffitto pende una distesa di mele, generosa offerta vitale della Natura che tutto ci mette a disposizione.

Alle pareti si alternano strutture naturali (canneti di bambù, mercato di frutta e verdura), oggetti domestici comuni (radio, carta igienica, bottiglie, bicchieri) e presenze autobiografiche (strumenti musicali, “La porta di casa mia”, “La mia libreria”, “Le mie scarpe”), insieme a una serie di teschi con mazzette di banconote.

Federico Errante artista: The Soft Bubble Room, 2008-2010 - installazione d'arte contemporanea realizzata in soft bubble
Federico Errante artista: The Soft Bubble Room, 2008-2010, dettaglio: Ritmo di 17 clarinetti - installazione d'arte contemporanea realizzata in soft bubble
Federico Errante artista: The Soft Bubble Room, 2008-2010, dettaglio interno - installazione d'arte contemporanea realizzata in soft bubble
Federico Errante artista: The Soft Bubble Room, 2008-2010, dettaglio interno - installazione d'arte contemporanea realizzata in soft bubble
Federico Errante artista: The Soft Bubble Room, 2008-2010, dettaglio soffitto - installazione d'arte contemporanea realizzata in soft bubble

ESTERNO

I muri perimetrali esterni sono composti da elementi industriali e cumuli di immondizia: silos della raccolta differenziata (vetro e plastica), agglomerati di tubi e sifoni, tetti ondulati in disuso e motori dismessi.

Federico Errante artista: The Soft Bubble Room, 2008-2010, dettaglio esterno - installazione d'arte contemporanea realizzata in soft bubble
Federico Errante artista: The Soft Bubble Room, 2008-2010, dettaglio esterno - installazione d'arte contemporanea realizzata in soft bubble

PHILIPPE DAVERIO
JEAN BLANCHAERT

L’operaio che inguaina il tempo

Quando un artista ha un cognome che sembra un nome d’arte, nasce già fortunato. «Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, Silenziosa luna?» così cantava, di notte, il pastore errante di Giacomo Leopardi. Anche l’artista Errante è pastore, ma non sono pecore quelle che chiama a raccolta, bensì idee. Le raccoglie e le materializza per proporci le sue suggestioni e le sue intuizioni. Si tratta di un lavoro evocativo e intimo che si ispira alla musica, all’industria e all’agricoltura.
Dalla preparazione di una complessa mestica, esce il materiale magico di Errante, la guaina molle. È una plastica morbida come la carne, ma grintosa come la lava con cui l’artista può avvolgere e fissare per sempre ciò che lo affascina.

Errante è come un vulcano in eruzione, copre e fissa. Le opere che nascono grazie a questo procedimento sembrano compatte, ma al tatto si piegano, perché Errante cattura l’anima, non il corpo delle cose, lasciando alle impronte che vediamo il compito di descriverci di che anima si tratti. Un lavoro, quindi, apparentemente concreto, ma in realtà astratto e filosofica perché l’anima, come l’aria e la musica, si può sentire, ma non si può afferrare. Errante, invece, ci consente di toccare questi spiriti: se spingiamo con la mano la sua opera, la forma si flette e, per un attimo, possiamo entrare nell’essenza dell’oggetto inguainato. In questo modo l’artista riesce a creare una sorta di biografia spirituale del nostro tempo che spesso ridà dignità a un’immondizia dimenticata.

In mostra è presente un’installazione. È la stanza poetica di Errante, ma è anche la stanza della poetica di Errante, errante e catturabile, che vaga e ci conduce nel mondo dell’artista. All’esterno, una parete nera fa uscire dal tetto di eternit un ammasso di ferraglie e di motori. È archeologia industriale, è il ricordo dell’anima della fabbrica, è nostalgia per lo stabilimento. Sembra ancora di udirne il rumore. All’interno, invece, in una sorta di tenda beduina, di stanza della meditazione, dalle pareti bianche escono tromboni, sassofoni, violoncelli, canneti, porte, bottiglie, cassette della frutta. Tutto si può inguainare. Il soffitto è di mele, pronte per essere colte e il pavimento, scuro, è anch’esso molle. Come diceva Carlo Scarpa «un pavimento lo si giudica coi piedi». La sensazione passiva che ci trasmette, infatti, fa riflettere sul significato del camminare.

Nella camera delle nove opere gli oggetti di raccontano: i tubi e i sifoni sembrano un groviglio di forme chiare e pure; il cumulo di canne per innaffiare è diventato involontariamente la rosa a cui dava acqua; i motori, scuri, sembrano avere ancora addosso la luce dell’olio lubrificante e pare persino di sentirne l’odore; le zucche, generose e sensuali, sono lì, a portata di mano; i fichi, caoticamente intrappolati. Non manca il tributo all’uovo e l’omaggio romantico a una Vespa color rubino. Infine, un’elegante smerigliatrice verde su campo nero ha al suo fianco l’operaio che l’adoperava. Questo operaio è un artista. C’è, ma non si vede. Si chiama Errante.

di Jean Blanchaert

* scritto nel 2011 in occasione della mostra personale La Guaina Molle (soft bubble),
presso MyOwnGallery di Superstudio Più a Milano,
con presentazione di Jean Blanchaert per Philippe Daverio